I bimbi e il presepe: «Le macchine dove sono?»
Una volta partivano per le Crociate. «Io vado cara -dicevano alla dama- spero di non tardare troppo, tre o quattro anni al massimo, il tempo di liberare il Santo Sepolcro e torno». In epoche meno remote partivano allegramente per la guerra cantando «addio mia bella addio» o «io ti saluto, vado in Abissinia, cara Virginia ti scriverò».
Oggi si combattono altri tipi di battaglie. Sotto Natale single, coppie o intere famigliole s'avventurano nella terribile «missione regali». Ci sono speciali preliminari: equipaggiamento leggero, niente borsette per evitare gli scippi, scarpe comode. Poi ci si infila in macchina, e qui comincia la vera avventura, meglio (o peggio) di un safari. Si sa quando si parte ma non quando si arriva, altre migliaia e migliaia di persone hanno infatti avuto la nostra stessa idea, sicché si resta intrappolati per ore nelle auto, la media è di cento metri l'ora. E quando finalmente si arriva nella zona prescelta, nella grande prateria degli acquisti, scoppia ineluttabile il dramma del parcheggio. Non c'è un minimo spiraglio nella muraglia di lamiere che invade strade, piazze, cortili, marciapiedi. «Ma gli altri quando sono venuti, di notte?» è il disperato commento. Si cercano soluzioni impossibili, si invocano colpi di fortuna, spesso si finisce col rientrare esausti senza essere riusciti a portare a termine l'alienante rito pre-natalizio dello shopping.
Ps. A casa c'è il presepe, Simone guarda grotta, pastori, Re Magi, poi chiede: «Nonno, ma dove sono le macchine?». Simone ha due anni. Non c'è salvezza, la sindrome traffico ha contagiato pure lui.
Oggi si combattono altri tipi di battaglie. Sotto Natale single, coppie o intere famigliole s'avventurano nella terribile «missione regali». Ci sono speciali preliminari: equipaggiamento leggero, niente borsette per evitare gli scippi, scarpe comode. Poi ci si infila in macchina, e qui comincia la vera avventura, meglio (o peggio) di un safari. Si sa quando si parte ma non quando si arriva, altre migliaia e migliaia di persone hanno infatti avuto la nostra stessa idea, sicché si resta intrappolati per ore nelle auto, la media è di cento metri l'ora. E quando finalmente si arriva nella zona prescelta, nella grande prateria degli acquisti, scoppia ineluttabile il dramma del parcheggio. Non c'è un minimo spiraglio nella muraglia di lamiere che invade strade, piazze, cortili, marciapiedi. «Ma gli altri quando sono venuti, di notte?» è il disperato commento. Si cercano soluzioni impossibili, si invocano colpi di fortuna, spesso si finisce col rientrare esausti senza essere riusciti a portare a termine l'alienante rito pre-natalizio dello shopping.
Ps. A casa c'è il presepe, Simone guarda grotta, pastori, Re Magi, poi chiede: «Nonno, ma dove sono le macchine?». Simone ha due anni. Non c'è salvezza, la sindrome traffico ha contagiato pure lui.
2 Comments:
Bella questa!
Fustigati dolce fustigatore, invece di venire a fare il cialtrone su questo sito.
Vergognati maleducato!
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