domenica, marzo 18, 2007

La grande occasione laica

Trovo sempre più interessanti e profondi i post di Liborio Butera, ve ne propongo un altro, dal titolo: La grande occasione laica

Parliamo dei laici. Di quelli moderni che criticano la cultura moderna proprio in virtù del dubbio e della nozione di pluralismo. Per questi veri laici, si apre una grande occasione: battersi finalmente e a testa alta per una vera libertà, la libertà di chi è diverso da te, di chi parte da un'altra prospettiva e ha qualcosa da dire che ti interroga: la libertà dei vescovi nella loro intransigente posizione etica e culturale, antropologica e morale, sulla questione della famiglia. Il Vaticano continua a castigare, difendendo questa libertà, il mondo cattolico. La sede petrina non intende ritirarsi all'ombra di una iperclericale concezione vetero-concordataria, con i vescovi che si occupano solo di Dio. Una riflessione. Senza nemmeno volerlo, quasi costretta dall'aria dei tempi, la Chiesa occupa a parti rovesciate una posizione laica, liberale e perfino libertaria. Cosa intendo? E' un fatto culturale di grande e felice novità, nello spento teatro delle idee in Europa, che ci sia un paese in cui una bimillenaria istituzione si batte per far valere le sue idee nella società e nella politica civile, allargando il campo del dissenso, delle posizioni e della dialettica, e mettendo in discussione laicamente le premesse ideologiche del nostro stile di vita e della nostra identità di abitanti dell'occidente cristiano di questo tempo. Se è vero come è vero che la Chiesa sta avendo il merito di rompere le certezze granitiche di una società scristianizzata e contenta di non si sa cosa, se è vero come è vero che si può dissertare su vita amore in una dimensione non banalmente edonista, se è vero come è vero che la Chiesa sta fornendo anche ai cittadini senza confessione religiosa e ad autorevoli intellettuali nella cui testa non rimbomba soltanto il già noto pensare, se, dicevamo, la Chiesa sta fornendo di che riflettere, allora si tratta soltanto di una occasione bella e seria e responsabile. Comunque la si pensi nel merito della questione famiglia, un vero laico non può che gioire di questo arricchimento, che mette in pericolo soltanto il conformismo noioso del pensiero dominante, e il già detto, il già saputo, cioè l'ideologia di cui si nutre la vita quotidiana delle persone nell'epoca in cui i matrimoni durano in media quattro anni- diconsi quattro!- e la scelta sempre più rara di dare la vita è affidata all'aborto selettivo.

martedì, marzo 13, 2007

Preso in prestito

Prendo in prestito questo post dall'amico Liborio [link]


Il comandamento assoluto "io sono mio"

Dalla Genesi alla genetica. "Io sono mio". Si potrebbe riassumere così l'ultimo comandamento che sta scrivendo l'uomo moderno, il quale assomiglierebbe più al testamento del de cuius, se non fosse per quanti, tra Papa e filosofi e intellettuali lungimiranti e scienziati cauti, tengono alta la bandiera dell'umanesimo. Perchè in questa semplice frase si può trovare una chiave interpretativa di quello che accade. Da quando, la cultura della separazione ha generato i maggiori guasti sociali: non più famiglia ma ruolo genitoriale monoparentale, non più madre e padre ma progenitore A e progenitore B, non più trasferimento obbligatorio del cognome di padre in figlio, ma possibilità di varianti secondo gusti personali. E ancora: la medicalizzazione del parto che da cura si trasforma in soppressione, l'eutanasia come principio dell'affermazione individuale sulla padronanza della vita. Tutti punti, questi richiamati, che appaiono a chi ha occhi per vedere, decisivi per il presente e il futuro degli esseri umani. Questioni che possono essere condivise da ogni persona di retta coscienza. Perchè la difesa dell'umano non riguarda solo chi ha fede ma anche, come dice con espressione faticosa ma efficace il filosofo tedesco Jurgen Habermas, tutti coloro che sanno cos'è l' "adeguata autocomprensione etica" del genere umano. Tutti coloro che, cioè, sanno riconoscere l'umano dove si manifesta. Perchè il rischio è quello dell'eclissi dell'umanità, per come è stata pensata e si è pensata fino ad oggi. Perchè non possiamo fare a meno di chiederci qual'è la società umana che vogliamo, e in che modo finiremo per percepire noi stessi come uomini. In un mondo moderno che si è inventato diritti che non esistono (alla felicità, alla soddisfazione, alla perfezione), abbiamo mitizzato una scienza che non è più scienza, ma una sua triste parodia, la tecnoscienza, la quale non fa mistero dei propri intenti manipolativi. Fatalmente portatrice di un atteggiamento antiumano, essendo l'essere umano considerato come oggetto tra i tanti, al pari di qualsiasi altro oggetto naturale. Diffidando della capacità della ragione di percepire la verità, ci siamo allontanati dal gusto della riflessione, abbiamo ritienuto che la coscienza individuale, per essere libera, avrebbe dovuto disfarsi sia dei riferimenti alle tradizioni, sia di quelli basati sulla ragione. E così, incapaci di educarci e di educare al desiderio della conoscenza, della verità autentica, alla difesa della nostra libertà di scelta di fronte ai comportamenti di massa, non abbiamo saputo nutrire la passione per la bellezza morale, per la chiarezza della conoscenza.
Forse è ora di iniziare a giudicare queste cose aiutati da qualcosa, da un pensiero razionale che pensi se stesso, da chi sta mettendo in discussione quella che, con linguaggio husserliano, si può chiamare "ragion ridotta". Occorre qualcuno che dica della vita e della morte, di significato della realtà, di libertà e coscienza, di morale e ragione. La Chiesa, questo Papa, tanti intellettuali e tanti scienziati, questo coraggio ce l'hanno, e alla fine penso che sulla loro forza è possibile anche per altri pensare altrimenti vita, dolore e morte, con senso positivo. Buona esistenza perchè corrispondente al volere di chi l'ha data.
E' una riflessione malinconica e pressante, paradossalmente laica fin nelle sue radici e insieme attenta alla dimensione religiosa dell'esistenza, qualunque cosa questa espressione voglia significare per ognuno di noi. E' un punto interrogativo che spazza via le banalizzazioni alle quali siamo abituati, le battagliette tra clericali e anticlericali, l'indifferenza etica spacciata per progressismo scientifico, l'evoluzionismo selettivo in marcia trionfale verso non si sa dove. E dà un senso anche alla ormai sgangherata famiglia moderna, all'amore moderno, alla sessualità umana. Resta l'inquietudine per il pensiero unico dominante: io sono soltanto mio e non devo rispondere di alcunchè, sono il creatore di me stesso.

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