martedì, settembre 26, 2006

gli inglesi e l'umorismo di merda...

Ancora lunga e complessa, per noi siciliani, è la lotta di liberazione dal sistema di potere mafioso, ma certo grandi progressi sono stati fatti. Quelli che sono duri a morire, però, sono i pregiudizi. Se gli Italiani sono pizza e mandolini gli italiani di Sicilia sono semplicemente mafia, come ricordava la T-shirt venduta a Londra in occasione della partita di calcio di una squadra locale col Palermo. A Palermo, per la gara di ritorno, ai tifosi inglesi ne sarà regalata una, a cura della presidenza della Regione, con su scritto l'ormai celebre: La mafia fa schifo. Suggestivo ma banale. La mafia si combatte con i fatti e la coerenza. Meglio lavorare per farla cadere nelle maglie della giustizia che sulle magliette.

giovedì, settembre 21, 2006

Il nervosismo di Prodi

Dev'essere un po' nervoso, di questi tempi, Romano Prodi. Non pago d'aver dato a Tronchetti Provera del mentalmente disturbato, smentendo perentoriamente Afef («mio marito è del tutto tranquillo»), ha lasciato di sasso il mondo intero quando a New York, richiesto di quali misure di sicurezza scorteranno il papa in Turchia, ha risposto seccato: «E che ne so io? Alla sicurezza del papa penseranno le sue guardie».
Ora, non essendo proprio il caso di scomodare l'annosa questione dei rapporti fra Chiesa e Stato (la lasciamo volentieri al cardinal Ruini, alla ministra Pollastrini, al deputato Grillini...), va pure detto che, nel presente medioevo dei nuovi crociati eurabici, Prodi ha il merito storico di rovesciare in rassicurante certezza la stolida supponenza del vecchio Stalin: «Quante divisioni ha il papa»?
Dunque, tutt'altro che mite e ingenuo teologo del dialogo, Ratzinger sa quel che fa. Ha le sue guardie, alte e forti: le porterà con sé sul Bosforo a far la guerra al feroce Saladino.

domenica, settembre 17, 2006

davvero una strana storia...

Se scavi dietro una storia esemplare trovi sempre delle crepe, delle piccole menzogne, dei minimi aggiustamenti, dei peccatucci di omissione... Tutto deve combaciare per non turbare lo schema dell'opposizione tra bene e male, tra vittima e aguzzino. Esemplare il caso di Natascha Kampusch, la bella diciottenne austriaca che ha trascorso otto lunghi anni in una cella sotto terra in balia di Wolfgang Pirkopolin, l'uomo che l'aveva rapita nel 1998. La vicenda, con la fuga e il suicidio del sequestratore, è diventata un affare per l'improvvisa celebrità con interviste, apparizioni televisive, proposte di film. La ragazza con la sua spigliatezza ha stupito eserciti di medici dello spirito che l'hanno visitata via etere... Ci si aspettava una persona sofferente e si è vista una ragazza piacente che sembrava stesse recitando male un ruolo tragico. Perciò non sorprende che, dopo una prima smentita, sia stata confermata un gita in montagna con rapitore a 150 chilometri da Vienna. Lei, non sapendo sciare, non ha fatto alcun tentativo di fuga, non ha invocato soccorso né ha scritto aiuto sulla parete del cesso alla cui porta sostava il vigile Wolfgang. Strano, molto strano! E comunque, stando sempre chiusa sotto terra, l'aria di montagna le ha fatto bene.

mercoledì, settembre 13, 2006

Il branco è anche femminile!

La bellezza, come il successo, si ama, si ammira, s'invidia e talvolta non si perdona. Ha il privilegio di ottenere ciò che agli altri è negato, e soprattutto risponde perfettamente ai canoni della società dell'immagine. Laddove l'esteriorità conta più dello sguardo interiore, è più importante l'apparire che l'essere. E se una quindicenne torinese è attraente, appariscente, fa innamorare giovanotti che altre desideravano, la si punisce. Ma, ecco la novità, non con le consuete aggressioni psicologiche, insite nella rivalità, fatte di battutine velenose, di tentativi di isolamento e di frecciate che mirano a mettere in cattiva luce, bensì organizzando una vera e propria spedizione punitiva di gruppo. Ed ecco il secondo elemento tanto nuovo quanto raccapricciante: dodici ragazze tra i 15 e i 18 anni, di buona famiglia, che con le modalità del branco circondano la vittima, la insultano, le strappano i capelli, la prendono a calci e pugni, le tolgono borsetta e cellulare e la mandano all'ospedale. A creare sgomento sono innanzitutto il rifiuto della differenza, il conformismo e l'appiattimento anche fisico. Poi la dimostrazione che la logica violenta del branco non è più soltanto una nefasta prerogativa dei maschi.

domenica, settembre 10, 2006

Moggi in TV, che scandalo!

Mentre in giro si fa un gran parlare di riscatto e palingenesi, di anno zero del calcio, e Guido Rossi nel suo gessato e la ministra Melandri in infradito spingono a calci il pallone del campionato più surreale a memoria d'annali, Luciano Moggi, il grande corruttore, punito (abbastanza?) dalla giustizia sportiva, ma tuttora in attesa di risolvere le sue vertenze penali, si riaffaccia da domani nella veste di opinionista sugli schermi di un network televisivo (lo si potrà vedere e sentire anche su Teletna), ospite fisso con ogni riguardo dovuto al personaggio.
Si compie anche per lui, si parva licet..., la parabola tipicamente italiana del malfattore, dell'immoralista, già di suo molto popolare, al quale una condanna acclarata, o anche la semplice attesa di giudizio, non fa che donare un'aureola di rispetto e d'alta degnazione.
Ci accade di vivere nel fantasioso Paese dove gli assassini di Aldo Moro e della sua scorta scrivono, stampano e pubblicamente dibattono autobiografie, più o meno autoassolutorie o autoflagellanti, in dispregio delle vedove, di figli e parenti ancora in vita. Ci accade di leggere su grandi quotidiani le ecumeniche moralità di un vezzeggiatissimo maestro del pensiero, più volte intervistato in cella, che dopo quindici sentenze la giustizia italiana considera ancora il mandante d'uno dei delitti più vili degli anni del terrore. E allora perché mai, di grazia, Moggi non dovrebbe pontificare in tivù? Dov'è lo scandalo?

mercoledì, settembre 06, 2006

ddio Facchetti, ma...

C'è sempre un coro di voci stridule che accompagna la scomparsa di persone popolari e amate. Non ha fatto eccezione quella di Facchetti. Potentissime si sono levate le voci del mondo politico con gli improbabili ricordi di Tabacci e Marini, Diliberto e Landolfi. Sino a tale Luciano Ciocchetti, nientemeno che responsabile dipartimento sportivo dell'Udc. Patetiche e irritanti, invece, le nostalgie dei dolenti per autoinvestitura, quelli che l'avevano visto praticamente solo in foto e che ne parlano per autocelebrarsi. Quasi fossero stati loro a fare un favore all'illustre scomparso, che tanto non può smentirli, a incrociarlo casualmente per strada. Bello sarebbe andarsene accompagnati dalla discrezione. Epigrafe compresa: Scusate la polvere.