giovedì, febbraio 23, 2006

Ma era meglio la canottiera di Bossi?

Dopo aver perso il posto di ministro, Calderoli subisce anche l'affronto di un'azione giudiziaria. E dire che con la sua T–shirt aveva fatto fare un bel passo avanti all'Occidente rispetto al Bossi in canottiera, a mare con Berlusconi. «Dieci, cento, mille Calderoli» ha scritto il quotidiano l'Opinione e, visto che dopo la clonazione della pecora Dolly tutto è possibile, ciò è bastato a raffreddare le frange irriducibili dell'estremismo musulmano. Calderoli, che già si era rivolto in Tv a una giornalista d'origine araba chiamandola «quella signorina abbronzata», dice che per lui è ormai una questione di scontro tra civiltà. Non è ancora chiaro, in questo caso, chi sarà l'antagonista dell'Islam.

venerdì, febbraio 17, 2006

l'amore è bello perchè scade!

Alcuni studiosi italiani, avendo evidentemente esaurito tutti gli altri campi della ricerca, hanno scoperto che anche l'amore, come lo yogurt, scade. Dura al massimo due anni. Dall'università di Zurigo, che pure non è stata riformata dalla Moratti, ribattono che è sempre meglio stare in due che da soli perché, a dispetto degli anni che passano, si è più felici di chi vive solo. Per nulla scosso da questo turbinio di contraddizioni, un originale signore di Aosta ha chiesto in sposa la sua bella, volando sulla città a bordo di una mongolfiera. Una metafora che è anche una prefetta sintesi: due cuori e un pallone, in attesa che il matrimonio inverta il rapporto numerico.

martedì, febbraio 14, 2006

fuoco amico

Dick Cheney, ovvero la storia del fuoco amico, dei danni collaterali e del colpo grosso. La presenza del vice presidente degli Stati Uniti, uno dei duri dell'Amministrazione repubblicana di Bush, ha trasformato in una serie di coincidenze simboliche una battuta di caccia alle quaglie nel Texas meridionale. Il fuoco amico: Cheney ha impallinato per errore un compagno, Harry Whittington, settantottenne avvocato miliardario di Austin. L'ha ferito alla guancia, al collo e al petto. Da guerrafondaio in pantofole ha sperimentato che significa in guerra colpire per sbaglio un commilitone. Le ferite involontarie si possono definire danni collaterali, come quando si scambia dall'alto, da un caccia, una festa di nozze per una riunione di feroci terroristi e si fa piazza pulita. Infine il colpo grosso: qui si oscilla tra il significato puramente fisico, riferendosi al corpo dell'avvocato molto più grande di una quaglia, e la sua caratura sociale da miliardario. In ogni caso si tratta di un bersaglio grosso. Un'ultima notazione sul cacciatore ricco, potente e privilegiato. Pare che una volta in Pennsylvania abbia ucciso settanta fagiani. Il merito? Degli assistenti che liberavano i pennuti in modo che finissero davanti al suo fucile. Il grilletto però lo premeva lui.

lunedì, febbraio 13, 2006

che ci fa un pollo cinese nella fiera di Verona?

Ali, cosce, petti e frattaglie di pollo provenienti dalla Cina sono presenti alla Fieragricola di Verona, la principale rassegna agricola nazionale, nonostante i numerosi vincoli al commercio presenti e peraltro rafforzati dopo la conferma dei primi casi di influenza aviaria in Italia. La denuncia viene dalla Coldiretti che chiede alle autorità responsabili di verificare la compatibilità dei prodotti esposti con le normative sanitarie vigenti per far fronte all'emergenza influenza aviaria. «Si tratta - spiega in una nota la Coldiretti - della scoperta di porzioni di pollo preconfezionate sottovuoto ed etichettate con ideogrammi cinesi che vengono esposte al pubblico in uno stand allestito con molti prodotti provenienti dalla Cina. Il prodotto viene pubblicizzato - sottolinea la Coldiretti - come "Pollo affumicato Tengqiao" ed è definito una prelibatezza della provincia cinese di Wenzhou ottenuta alimentando il pollame con insetti, formiche e cereali, impiegando per la preparazione tecnologie avanzate come i forni a microonde e condizionamento sotto vuoto a bassa temperatura, ma anche una formula e tecniche tradizionali vecchie di oltre un secolo. «Soprattutto, dopo le misure introdotte per impedire la movimentazione degli animali stupisce - sostiene la Coldiretti - la presenza di derivati del pollo proveniente dalla Cina in un ambiente visitato da decine di migliaia di persone come la Fieragricola di Verona, dove sono presenti animali di diverse specie dai cavalli alla pecore, dalle mucche ai conigli. Poichè il gigante asiatico è il paese in cui il virus dell'influenza aviaria ha colpito con maggiore intensità, sono molte le misure introdotte a livello nazionale e comunitario ed è quindi necessario - sottolinea l'organizzazione agricola - garantirne il rispetto di fronte alla crescente preoccupazione dei cittadini». La Coldiretti ribadisce infine che «l'Italia non ha alcun bisogno di importare polli e derivati dall'estero e in particolare dalla Cina poichè la produzione nazionale è più che sufficiente a soddisfare le richieste in quantità e in qualità dei consumatori».

sabato, febbraio 11, 2006

Berlusconi beatificato? Forse...

Quando sarà avviata la causa di beatificazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vergine (metaforicamente) e martire, Andrea Carloni, giovane di Ancona, fornirà certamente la prova decisiva del miracolo italiano. Nel 1997, infatti, si svegliò da un coma durato cinque mesi dopo aver ascoltato in continuazione la voce registrata del Cavaliere. Ora gode ottima salute, ha fondato un'associazione per i traumatizzati cranici e oggi incontra il suo benefattore in visita ad Ancona. Prodi, prodini e prodinotti, scettici, agnostici, atei e comunisti, toghe rosse e sindacalisti, no global e giornalisti sono serviti. Saranno costretti a dare ragione a Emilio Fede che, quando vede Berlusconi, s'illumina d'immenso come se gli apparisse Dio in persona. Certo a voler essere pignoli s'impone una distinzione: i genitori del ragazzo, tifosissimo del Milan, si erano rivolti al Cavaliere in quanto presidente della squadra rossonera. Nel nastro parlava da primo dei tifosi. E allora? Ciò non ne sminuisce le qualità taumaturgiche; né la capacità di fare miracoli politici, sociali ed economici.

mercoledì, febbraio 08, 2006

Angolo di Paradiso

Si pensava che su questo pianeta non ci fosse più nulla da scoprire. Invece c'era ancora un pezzettino sfuggito ai satelliti, agli esploratori e al National Geographic. Un mondo perduto con fiori giganti, mammiferi e uccelli mai visti prima: un'equipe di scienziati internazionali ha annunciato la scoperta di questo «paradiso terrestre» in una delle più remote e inaccessibili giungle asiatiche, sull'isola di Nuova Guinea, in Indonesia. «È quanto di più simile al Giardino dell'Eden si possa trovare sulla Terra», ha raccontato Bruce Beehler, condirettore dello studio.
L'equipe di ricercatori è rimasta attonita dinanzi alle decine di specie trovate, alcun sconosciute, altre che si credevano estinte: rane, farfalle, piante, fiori giganteschi e nuovi tipi di palme. La spedizione (a cui hanno partecipato scienziati indonesiani, australiani e statunitensi) ha raggiunto nel dicembre scorso le montagne Foja, nella provincia indonesiana occidentale della Nuova Guinea.
Tra le specie scoperte e fotografate per la prima volta, un pappagallo che si alimenta di miele con una macchia arancione acceso sul muso; un uccello del paradiso che finora compariva solo nelle collezioni del XIX secolo, ma di cui non si conosceva l'habitat; un canguro che vive sugli alberi mai visto prima in Indonesia; una rana nana lunga meno di 14 millimetri.
Secondo gli scienziati, gli oltre 300.000 ettari di folta e intricata foresta tropicale delle Foja non avevano mai visto prima l'avvento dell'uomo. Oltre cinquanta le nuove specie scoperte che però probabilmente verranno catalogate con un lavoro di anni. Intanto gli scienziati non escludono nuove spedizioni nella regione che presenta siffatta straordinaria biodiversità: forse quando la stagione delle piogge sarà conclusa e si troveranno nuove farfalle. Conoscendo la deleteria invadenza umana, probabilmente il nuovo paradiso perduto resisterà un altro poco.

martedì, febbraio 07, 2006

il vino fa sangue, pardon, salute

Contrordine. Adesso è il pesce a essere sano come un uomo. A patto che l'uomo abbia spiccata attitudine al vino rosso e il pesce abbia vivo il senso dell'emulazione.
Un bicchiere di rosso a pasto si rivela sempre più un toccasana. Anche per i pesci. E anche se loro, per ovvi motivi logistici, sono costretti a berlo annacquato. Ma non si lamentano. se ne stanno sempre muti.
La notizia è che un team diretto da un giovane ricercatore italiano ha dimostrato per la prima volta che il resveratrolo, la molecola del vino rosso con azione antiossidante già famosa dai suoi effetti allunga-vita, ha effetti miracolosi sulle malattie legate all'invecchiamento. I test sono stati condotti su un minuscolo e sconosciuto pesce dal nome scientifico impronunciabile, nothobranchius furzeri, sul quale è possibile riscontare patologie legate all'invecchiamento simili a quelle umane.
Gli studiosi, (probabilmente dopo una potente bevuta, non si spiegherebbe altrimenti...) hanno aggiunto la molecola del vino al pasto quotidiano di questo pesce, riscontrando un incremento di vita di circa il 30% e il rallentamento degli effetti dell'età su performance muscolari e mnemoniche del pesce. Si tratta della prima dimostrazione dell'efficacia del resveratrolo su un vertebrato, non solo nell'allungare la sua aspettativa di vita ma soprattutto nel prevenire le normali patologie dell'invecchiamento. Il vino fa buon sangue, lo sostenevano già i ben informati nei rari momenti di sobrietà, ma sinora mai l'efficacia scientifica vantata dalla voce popolare era stata dimostrata su un animale vicino a noi dal punto di vista evolutivo, che invecchia come noi e mostra, via via che l'età avanza, problemi di apprendimento e memoria, deficit di capacità motorie, segni di neurodegenerazione
Inevitabile, adesso, l'impennata di vendite in enoteca. E, anche se col pesce va forte il bianco, sembra sia stato già notato un imponente flusso migratorio di fauna ittica verso il Mar Rosso.

lunedì, febbraio 06, 2006

Gli indecisi? Una risorsa!

Gli indecisi sono una considerevole fetta della società. E sono una risorsa, pensate. La loro valorizzazione parte proprio dal modello consumistico basato sul profitto. Essi qui rappresentano la "fetta di mercato" da spingere all'acquisto di un bene ancorché di un altro. E sugli indecisi si polarizza il marketing e le campagne pubblicitarie. L'obiettivo è fidelizzare gli indecisi. L'incertezza, come caratteristica personologica, a prima vista appare un difetto. Così come il fluttuare tra una decisione ed un'altra, che non arriva mai o che è procrastinata nel tempo. Si può essere indecisi su tante cose e per mille ragioni. Chi non sa scegliere si ferma, per non sbagliare. Anche se talvolta, proprio per questo, sbaglia lo stesso. E' il caso, per esempio, di chi si innamora di due persone diverse, non sapendo per questo decidersi. Per questo talvolta si tira troppo la corda, sino a quando entrambi i pretendenti, stanchi del tira e molla, saluteranno togliendo il disturbo. Oppure di coloro i quali non sanno decidersi tra due paia di scarpe, entrambe attraenti, da acquistare. Aspettano, riflettono, sino a che non le trovano più. Vendute a qualcun altro più deciso di loro. Indecisioni in questo caso per motivi non troppo conflittuali, come nella storiella dell'asino di Buridano, affamato quanto assetato, che non sapeva scegliere se per primo mangiare o bere, pur avendo a disposizione fieno ed acqua. Nel dubbio morì. E non sapremo mai se … di fame o di sete. Qui c'è un conflitto molto soft, quello cosiddetto tra due tendenze appetitive, nel senso che c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Anche se è proprio questa a terrorizzare l'indeciso. Si resta al palo per paura di sbagliare. O perché non si hanno le idee chiare su qualcosa o semplicemente perché quel qualcosa non interessa e può essere rimandato. L'indeciso spesso è anche superficiale, attento solo a soddisfare i bisogni primari. Altre volte si "incarta" riflettendo troppo. E' il caso degli iperproduttivi di tesi e idee. Sfaccettate, allargate, tortuose e per questo spesso senza una soluzione. Il pensar troppo e per di più con una modalità precipuamente introspettiva, non aiuta ad uscire dall'empasse. Il confronto può aiutare a scegliere, il soliloquio molto meno . Ed anche se si prende una decisione, questa può lasciare lo stesso molti dubbi, nei quali i confabulatori sovente si perdono, pentendosi di aver scelto quello anziché quell'altro.
Perché gli indecisi per le loro caratteristiche di pensiero, sono portati in genere a rammaricarsi, pentirsi, fare dietrologia e rimpiangere di non poter tornare indietro. Di fondo sono degli insoddisfatti a cui in fondo va bene crogiolarsi nel proprio dondolio cronico, perché la filosofia di vita "cosa fatta capo ha" a loro risulta indigesta, talmente si amano crogiolarsi nei punti interrogativi. L'indeciso, come si diceva prima, teme di sbagliare. Considera l'errore una iattura da scongiurare a tutti i costi. Qualcosa di insopportabile. Sbaglia ovviamente: l'errore è un tentativo non andato a buon fine di tentare un'azione qualsiasi. L'errore non va evitato per principio. Semmai è l'indecisione cronica a far vivere male.
Per esempio in campo educativo. Talvolta nel tentativo di non determinarsi per paura di una reazione dell'altro o semplicemente per non scontentarlo, vengono rimandate decisioni che, se prese al momento opportuno, potrebbero risolvere molti problemi diversamente poi difficili da affrontare. Molti errori pedagogici si basano sull'intempestività della lode o del rimprovero e le "cattive abitudini" nascono dal non aver saputo dare linee guida esplicite e decise. Ma è proprio il cosiddetto "partito degli indecisi", molto corposo, a far gola alla politica in prossimità delle elezioni. Gli indecisi vanno convinti, spostati dal limbo del dubbio al paradiso delle …certezze. E per far questo i vari schieramenti studiano le strategie medianiche più efficaci per far leva sull'indifferenza, a volte sul disinteresse totale al voto secondo il principio " l'uno o l'altro per me pari son".
In genere l'approccio in questi casi è emotivo. Si tenta di toccare le corde più irrazionali degli indecisi attraverso una suggestione, una promessa , persino motti di spirito o la simpatia suscitata dal candidato. Basta poco talvolta per posizionare percentualmente la massa di voti degli "indifferenti". Su ciò, a dimostrazione di quanto contino gli indecisi, si giocano le scommesse delle campagne elettorali. Altre volte per catturarli basta omaggiarli di qualcosa perché spesso in un indeciso si cela un qualunquista o un opportunista patentato. La cautela è certo una virtù. Così come la riflessione. Ma se l'una e l'altra si protraggono nel tempo compromettendo l'azione, rischiano di diventare caratteristiche che complicano la vita.

sabato, febbraio 04, 2006

ma gli ambientalisti sanno quello che vogliono?

Alcuni articoli degli ambientalisti sul ponte fanno piacere, ma la maggior parte fanno venire solo rabbia, perché molti non sanno nemmeno cosa vogliono. Da un lato vogliono tutte le comodità, dall'altro contestano tutto. Per il ponte, prima ci lamentiamo quanto ci vuole per attraversare lo Stretto, poi protestiamo. Si protesta che il gas costa caro, ma il nostro lo lasciamo sottoterra specie nel Ragusano. Ma se un giorno i Paesi produttori di petrolio chiuderanno i rubinetti, come finirà? Gli ambientalisti protestano per i rifiuti, ma non fanno costruire centrali elettriche che sfruttano il calore dei rifiuti bruciati. Anzi, i nostri rifiuti li mandiamo all'estero e poi di lì importiamo la corrente. Non si possono sfruttare i boschi che sono diventati tutti parchi. Una volta si tagliavano i vecchi alberi e si faceva il carbone, che poi si vendeva alle città per cucinare e riscaldare; con la legna più piccola si cucinava e si riscaldavano i forni per il pane. Nei boschi si andava a caccia, si raccoglievano funghi, verdure. Si pascolavano gli animali e così il sottobosco era sempre pulito. Tagliando i vecchi alberi si lasciava spazio a quelli più piccoli per crescere.
Adesso non si può far più nulla, tutto è vietato. Io direi a questi signori che la vera natura è coltivare la terra che ci dà da vivere. Se non si fanno ponti e ferrovie, il mondo non si ammoderna e ai nostri figli e nipoti lasceremo solo fame e chiacchiere. E quando non ci saremo più ci malediranno guardando agli altri Paesi.

mercoledì, febbraio 01, 2006

Signor No!

Obbedivo agli ordini: quante volte abbiamo sentito questa frase a sgravio di coscienza o come strategia giudiziaria difensiva per essere assolti da atti orrendi! Quante volte l'hanno ripetuto soldati, vigliaccamente trincerati dietro un'istanza superiore, per separare la propria responsabilità individuale dalla colpa collettiva! Obbedivo agli ordini... E sarebbe stato meglio, eticamente, disobbedire, pronunciare un no chiaro e netto, subendo vendette e ritorsioni. Per non essere complici del boia, per non assecondare manie persecutorie, per opporsi allo scatenarsi della crudeltà di massa. Se la società emargina la disobbedienza, a maggior ragione ogni esercito punisce l'insubordinazione. Ma se il soldato non è solo un automa per obbedire, combattere e uccidere, se è anche strumento di legittima difesa nazionale ed è usato come portatore di pace, ne consegue che è autorizzato a riflettere e valutare. L'ordine è giusto o no? Nell'esercito francese, nella Francia repubblicana e della Legione straniera, per la prima volta una norma consente ai militari di rifiutarsi di eseguire comandi che prevedano atti illegali. Un signor no che deve fare proseliti in ogni democrazia, per non giustificare nefandezze e liberare le coscienze. Dunque ribellarsi è giusto.